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L'Informatore Agrario
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25
11-17 Giu.

  2004
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POLITICA
L' Anagrafe bovina resta inaffidabile

Ancora lontana una gestione soddisfacente

Dossier della senatrice De Petris alla Procura della Repubblica di Roma sul malfunzionamento di questo strumento, indispensabile per la tracciabilità delle carni

Il 7 giugno scorso Loredana De Petris, senatrice dei Verdi e capogruppo in Commissione agricoltura, ha consegnato alla Procura delle Repubblica di Roma un voluminoso dossier sul funzionamento dell’Anagrafe bovina, corredato dalle più recenti verifiche condotte da allevatori in diverse province italiane sulla corrispondenza della banca dati nazionale alla reale situazione delle stalle.
«02MN43720M: questo è il codice – afferma la senatrice – della povera vacca Frisona abbattuta in provincia di Mantova nel febbraio del 2001 a seguito di ordinanza della locale Asl in quanto affetta da Bse. L’animale risulta vivo nell’allevamento di origine come decine di altri animali macellati, morti in azienda o spostati in altri allevamenti, nonostante gli allevatori interessati abbiamo regolarmente consegnato all’Anagrafe bovina la documentazione per l’allineamento della propria consistenza di stalla. Chiunque può verificarlo: basta inserire il codice nell’apposito sito Internet dell’Anagrafe www.anagrafe.izs.it».
«Solo pochi giorni fa – rileva De Petris – il ministro Gianni Alemanno e il sottosegretario Cesare Cursi, commissario straordinario del Governo, avevano illustrato in una apposita conferenza stampa le meraviglie della rinnovata Anagrafe nazionale, ora in grado, a loro dire, di attestare con certezza la situazione della zootecnia nazionale. I nostri dubbi sono confermati: il problema è l’attendibilità di quei dati e i riflessi di questo stato di confusione dell’Anagrafe sulla tracciabilità delle carni e sul regime di applicazione delle quote latte».
Vediamo di capire meglio.
Esistono due canali di accesso ai dati dell’Anagrafe bovina: uno pubblico, dal sito sopra richiamato, e uno tramite password, riservato agli addetti ai lavori. Accedendo alla parte pubblica e poi cliccando su «interrogazione capi», si può inserire il codice del capo. Effettivamente, come affermato dalla senatrice De Petris, inserendo il codice 02mn43720m risulta che l’animale è entrato in azienda il 28-1-1996, ma non quale sia stata la sua sorte. Accedendo invece tramite password – ha detto ad agra press il direttore generale dell’Assessorato all’agricoltura della Lombardia Paolo Baccolo – il capo risulta morto il 3-2-2001. Secondo Baccolo, la discrepanza tra la parte pubblica e quella privata del sito potrebbe essere dovuta al fatto che lo scopo della prima è rendere possibile per il consumatore identificare da quale animale proviene la carne che acquista: siccome quella del capo in questione non sarebbe mai arrivata sui banchi dei macellai, essendo stato abbattuto perché facente parte di una mandria colpita da Bse, era – ha detto Baccolo – inutile fare ulteriori specifiche. Per De Petris, però, «questo non giustifica nulla. Che vuol dire che ci sono due canali di accesso? E la tanto proclamata unificazione dell’Anagrafe? Perché il consumatore non dovrebbe avere diritto di sapere che quell’animale è stato abbattuto?
E
se vuole controllare proprio quello per sentirsi sicuro? Intanto, abbiamo recentemente scoperto che c’erano 3.000 capi affetti da brucellosi non registrati che stavano per essere portati al macello. Se tutto funziona, com’è possibile?».

 

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