POLITICA |
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L' Anagrafe bovina resta inaffidabile |
Ancora lontana una gestione
soddisfacenteDossier della senatrice De
Petris alla Procura della Repubblica di Roma sul malfunzionamento di questo
strumento, indispensabile per la tracciabilità delle carni
Il 7 giugno scorso Loredana
De Petris, senatrice dei Verdi e capogruppo in Commissione agricoltura, ha
consegnato alla Procura delle Repubblica di Roma un
voluminoso dossier sul funzionamento dell’Anagrafe bovina, corredato dalle più
recenti verifiche condotte da allevatori in diverse province italiane sulla
corrispondenza della banca dati nazionale alla reale situazione delle stalle.
«02MN43720M: questo è il
codice – afferma la senatrice – della povera vacca Frisona abbattuta in
provincia di Mantova nel febbraio del 2001 a seguito di ordinanza
della locale Asl in quanto affetta da Bse. L’animale risulta
vivo nell’allevamento di origine come decine di altri animali macellati, morti
in azienda o spostati in altri allevamenti, nonostante gli allevatori
interessati abbiamo regolarmente consegnato all’Anagrafe bovina la
documentazione per l’allineamento della propria consistenza di stalla. Chiunque
può verificarlo: basta inserire il codice nell’apposito
sito Internet dell’Anagrafe www.anagrafe.izs.it».
«Solo pochi giorni fa –
rileva De Petris – il ministro Gianni Alemanno e il sottosegretario Cesare
Cursi, commissario straordinario del Governo, avevano illustrato in una apposita conferenza stampa le meraviglie della rinnovata
Anagrafe nazionale, ora in grado, a loro dire, di attestare con certezza la
situazione della zootecnia nazionale. I nostri dubbi sono confermati: il
problema è l’attendibilità di quei dati e i riflessi di questo stato di
confusione dell’Anagrafe sulla tracciabilità delle carni e sul regime di applicazione delle quote latte».
Vediamo di capire meglio.
Esistono due canali di accesso ai dati dell’Anagrafe bovina: uno pubblico, dal
sito sopra richiamato, e uno tramite password, riservato agli addetti ai
lavori. Accedendo alla parte pubblica e poi cliccando su
«interrogazione capi», si può inserire il codice del capo. Effettivamente, come
affermato dalla senatrice De Petris, inserendo il codice 02mn43720m
risulta che l’animale è entrato in azienda il 28-1-1996, ma non quale sia stata
la sua sorte. Accedendo invece tramite password – ha detto ad agra press il direttore generale
dell’Assessorato all’agricoltura della Lombardia Paolo Baccolo – il capo
risulta morto il 3-2-2001. Secondo Baccolo, la discrepanza
tra la parte pubblica e quella privata del sito potrebbe essere dovuta al fatto
che lo scopo della prima è rendere possibile per il consumatore identificare da
quale animale proviene la carne che acquista: siccome quella del capo in
questione non sarebbe mai arrivata sui banchi dei macellai, essendo stato abbattuto
perché facente parte di una mandria colpita da Bse, era – ha detto Baccolo –
inutile fare ulteriori specifiche. Per De Petris, però, «questo non giustifica
nulla. Che vuol dire che ci sono due canali di
accesso? E la tanto proclamata unificazione dell’Anagrafe?
Perché il consumatore non dovrebbe avere diritto di
sapere che quell’animale è stato abbattuto?
E se vuole controllare proprio quello per sentirsi
sicuro? Intanto, abbiamo recentemente scoperto che c’erano 3.000 capi affetti
da brucellosi non registrati che stavano per essere portati al macello. Se tutto funziona, com’è possibile?».
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