Fauna e flora «importate» in Italia dalle Americhe

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la Redazione
12 ottobre 2017

La scoperta delle Americhe del 1492 non solo estese i confini delle terre sino ad allora conosciute dagli europei, ma determinò l'«importazione», in Italia e nel Vecchio Mondo, di numerose specie animali e vegetali che hanno modificato l'ambiente e la vita dell’uomo europeo moderno

Se in alcuni casi l’introduzione dal Nuovo Mondo di specie animali e vegetali ha contribuito ad arricchire sia le fonti di sostentamento per l’uomo (e/o dei suoi allevamenti) che il patrimonio naturale, in altri ha causato seri danni all’ambiente nel quale sono stati immessi. L’elenco delle specie appartenenti al regno animale e a quello vegetale che vi forniamo è, per ragioni di spazio, contenuto, perché tuttora dal Nuovo Mondo vengono continuamente «importati» animali e piante, sia per produrre reddito che per scopi ornamentali.

Tacchino per le nostre tavole, ma anche animali dannosi alle colture e all’ambiente

Probabilmente molti di noi sapranno che il tacchino, originario del Nord America, è un uccello che è stato introdotto dagli europei nel XVI secolo a scopo alimentare per l’eccellente qualità delle sue carni. Ma oltre al tacchino, dal Nord America, ci sono giunte successivamente, durante tutto il 1800 e sino alla fine dello scorso secolo, altre specie animali commestibili, soprattutto pesci d’acqua dolce, che si sono egregiamente ambientate nei nostri ambienti, entrando però in alcuni casi in competizione con le specie nostrane. Tra queste citiamo il pesce gatto, il salmerino di fonte (simile alla trota nostrana), la trota iridea ed il persico trota.

Dal continente americano sono giunti recentemente in Italia altri animali che si sono adattati ai nostri ambienti naturali, provocando però seri problemi. Ci riferiamo al colino della Virginia, un piccolo pennuto che ha occupato lo stesso ambiente di vita della starna, arrivato dal Nord e Centro America agli inizi del secolo scorso; ed alla nutria, mammifero originario del Sud America, allevato nel nostro Paese dal 1928 per la sua pelliccia, ma che a seguito del disastroso risultato economico ottenuto venne liberato nell’ambiente a partire dal 1980. Oggi la nutria è ampiamente diffusa in quasi tutta Italia e provoca danni a numerose colture (barbabietole, ortaggi, cereali, ecc.), a varie specie animali e vegetali selvatiche (mignattino piombato, ninfea) ed alla struttura degli argini dei corsi d’acqua.

Dal Nord America è stato introdotto nel 1948 lo scoiattolo grigio, che rappresenta un serio pericolo per il nostro scoiattolo comune, poiché ne occupa lo stesso ambiente di vita. Attorno al 1990, sempre dal Nord America, è stato portato in Italia per scopi commerciali il gambero rosso della Louisiana, oggi ampiamente diffuso in molte regioni italiane, dove costituisce un pericolo per le uova e gli avannotti della fauna d’acqua dolce nostrana. Nelle acque dolci del Paese in questi ultimi anni è inoltre comparsa la tartaruga della Florida, una specie ornamentale dalla crescita assai veloce (può raggiungere anche i 30 centimetri di lunghezza), che una volta raggiunte dimensioni non più compatibili con l’allevamento domestico viene incautamente introdotta dai proprietari in canali e fiumi, dove causa numerosi danni alla fauna ed alla flora acquatiche.

Il pomodoro, la patata e il mais hanno cambiato la nostra alimentazione

Uno dei principali ingredienti della dieta mediterranea, il pomodoro, è il frutto di una pianta originaria delle regioni andine del Sud America, importata in Europa nel XVI secolo, considerato a lungo una curiosità botanica. Solo in seguito gli irlandesi assaggiarono il pomodoro, decretandone la commestibilità. Tra le numerose specie vegetali che furono portate nel nostro Paese dalle Americhe, sempre nel XVI secolo, c’è anche la patata, anch’essa originaria della regione delle Ande. Come accadde per il pomodoro, anche la patata fu considerata inizialmente una curiosità, e solo successivamente se ne scoprirono le sue qualità nutrizionali che l’hanno portata ad essere uno degli ortaggi maggiormente diffusi e coltivati. Tra le piante erbacee portate dal Nuovo Mondo non possiamo non citare il mais (oggi uno dei cereali più coltivati al mondo), il fagiolo, il peperone, il peperoncino, il tabacco, la zucca e lo zucchino, specie originarie del Centro-Sud America, portate in Europa intorno al XVI secolo, divenute nel corso del tempo di uso comune.

Tra le piante arboree introdotte dal Nord America nel XVIII secolo per scopi ornamentali citiamo la robinia, oggi presente ovunque in Italia. Questa specie, sotto taluni aspetti infestante e dalla crescita assai veloce, in certi casi ha gravemente danneggiato i preesistenti boschi di querce e castagni presenti nel nostro Paese, sostituendosi spesso a queste piante soprattutto nell’ambiente di pianura.


Come-le-malattie-delle-piante-3DCome le malattie delle piante hanno inciso su vita e storia dell’uomo

La commercializzazione e l’importazione di specie vegetali dall’America non comportò solamente l’introduzione di nuovi alimenti nelle diete del Vecchio Continente, ma implicò l’arrivo di nuove patologie sconosciute agli europei. I danni che questi parassiti provocarono e i tentativi per debellarli ebbero conseguenze talvolta curiose che finirono per modificare radicalmente addirittura le abitudini quotidiane della popolazione.

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