Potatura invernale del castagno da frutto: tecniche e consigli pratici

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10 novembre 2025

«Fammi povero che ti farò ricco»: così recita un antico proverbio toscano o umbro riferito alla potatura dell'olivo e della vite, ma che si addice perfettamente anche al castagno e a molte altre specie fruttifere

L’inverno rappresenta il periodo ideale per intervenire sulla chioma. Da novembre fino a marzo, quando la pianta è in riposo vegetativo, quando i rami sono privi di foglie.

Buona norma è quella di evitare i giorni in cui sono previste gelate: le basse temperature possono causare danni ai tessuti vegetali sulle ferite fresche dei tagli, rallentando la cicatrizzazione e rendendo la pianta più suscettibile ad attacchi di funghi e batteri.

I principi della potatura da produzione

Nel castagno più che tagliare molto occorre tagliare in modo corretto. La potatura deve essere leggera ed essenziale, seguendo la regola del “poco e spesso”. L’obiettivo è rimuovere solo ciò che ostacola la produzione: rami secchi, danneggiati dal cancro corticale, quelli che pendono verso il basso, i succhioni che crescono dritti al centro della chioma e le formazioni che si affollano all’interno.

Una potatura eccessiva stimola l’emissione incontrollata di succhioni vigorosi, difficili da gestire. Interventi mirati permettono invece alla pianta di concentrare le risorse sui rami produttivi, migliorando il calibro dei frutti.

L’importanza delle chiome basse e larghe

Mantenere chiome ribassate – con i primi rami a circa 2 metri dal suolo – facilita tutte le operazioni: la raccolta diventa più agevole, i trattamenti più efficaci e la potatura stessa più sicura e meno costosa.

Le chiome basse consumano meno acqua durante i periodi siccitosi, permettendo alle piante di portare a maturazione i frutti anche in condizioni di stress. Inoltre, una struttura aperta e ben illuminata favorisce lo sviluppo dei ricci sulle parti apicali esposte alla luce.

Tecniche pratiche di potatura

Durante l’intervento invernale è fondamentale osservare gli apici vegetativi, veri indicatori dello stato di salute del castagno. Apici lunghi 30-50 cm, di buon diametro e con grosse gemme indicano piante vigorose che necessitano di potature minimali. Al contrario, apici corti e sottili (sotto i 10-12 cm) segnalano piante in sofferenza, che richiedono interventi di alleggerimento della chioma e apporti nutritivi.

La frequenza consigliata è di un intervento ogni 2-3 anni per piante basse e accessibili, mentre per esemplari alti e possenti si può arrivare anche a 5 anni, intervenendo quando compaiono evidenti segnali di deperimento.

Nelle piante giovani, nei primi 8-10 anni dopo l’innesto, la potatura mira a costruire una struttura “a vaso” con 2-3 branche principali ben distanziate. Negli esemplari adulti l’obiettivo è mantenere la chioma ordinata e arieggiata, eliminando rami che si incrociano, affollamenti al centro e formazioni con apici terminanti “a uncino”.

Nei casi più gravi – piante trascurate o danneggiate da nevicate – può essere necessaria una capitozzatura al tronco o alle branche principali per stimolare la ripartenza vegetativa.

Sicurezza e strumenti per i lavori in quota

La potatura del castagno comporta spesso lavori in quota che richiedono attenzione alla sicurezza. L’utilizzo di svettatoi telescopici con aste allungabili permette di raggiungere le parti alte della chioma operando da terra, riducendo i rischi di caduta.

Questi strumenti consentono di recidere rami fino a 5-6 metri di altezza mantenendo il potatore in posizione stabile. È utile lasciare 20-30 cm di ramo vegetante lungo il fusto per facilitare eventuali arrampicate future.

Gestione della ramaglia

Dopo la potatura è sconsigliato bruciare le ramaglie. La soluzione migliore è la trinciatura con cippatrice: il materiale frammentato può essere distribuito sotto le piante come pacciamatura, arricchendo il suolo di sostanza organica, trattenendo l’umidità e favorendo l’attività microbica.

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