Evodia, detta anche «albero del miele»

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16 ottobre 2017

Mettere a dimora l'evodia, chiamata anche «albero del miele», può rappresentare la soluzione per la nutrizione estivo-autunnale delle api, agevolando l’invernamento delle colonie e riducendo o eliminando la necessità della nutrizione artificiale

L’evodia (Evodia daniellii) appartiene alla famiglia delle Rutacee ed è originaria dell’Asia orientale. La troviamo diffusa in Cina e Giappone, ma anche in Australia e in Africa. La sua presenza si è estesa anche ad Americhe ed Europa. La specie viene chiamata anche «albero del miele» in quanto la produzione nettarifera è molto significativa. Ma quel che più interessa è che la pianta fiorisce nella seconda metà dell’estate e nel primo autunno, mantenendo a lungo la fioritura.

L’evodia può essere coltivata in tutta Italia. Per crescere in maniera ottimale non richiede un terreno particolare: può essere sia argilloso che sabbioso, purché privo di ristagni di acqua. Avendo un apparato radicale ben sviluppato anche in profondità, non teme lunghi periodi di siccità; riguardo al clima resiste alle basse temperature invernali. Vegeta bene in esposizioni bene illuminate, ma anche nelle zone ombreggiate ai margini dei boschi. Si mette a dimora di preferenza nel periodo autunnale, ma acquistando piantine con il pane di terra si può piantare in qualsiasi periodo dell’anno.

Evodia: risorsa unica e importante per le api

Il fiore di evodia offre alle bottinatrici una tale quantità di nettare che ogni singola ape completa il rifornimento della sacca melaria con soli tre fiori e può ritornare in breve all’alveare per il deposito, anziché dover visitare 40-80 fiori come avviene nel caso delle altre specie mellifere. Anche l’eventuale fioritura tardiva legata al clima e al terreno, con emissione del nettare che può durare anche fino a ottobre, è di fondamentale importanza per le api.

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