
Uno studio condotto dal CNR e dall’Ospedale universitario «Luigi Sacco» di Milano mette in luce le proprietà disinfettanti di acqua ossigenata e acido citrico
Parole come pulizia, igiene e disinfezione sono diventate quasi il nostro mantra quotidiano nell’ultimo anno. Specie nella cura della casa, lo spazio in cui si vuole sentirsi più al sicuro, vi è un’attenzione speciale per questi aspetti.
Come è ben noto, fin dall’inizio della pandemia l’Istituto Superiore della Sanità ha fornito indicazioni precise sui prodotti da impiegare e le loro concentrazioni. In particolare, per la pulizia delle superfici è indicata una soluzione di ipoclorito di sodio (come la candeggina che in commercio si trova al 5% o al 10% di contenuto di cloro) da diluire con acqua in base alla percentuale di cloro dichiarata nell’etichetta. Questo significa che se la percentuale di cloro contenuta nel prodotto è del 5% un litro di candeggina va diluito in 9 litri di acqua, se la percentuale di cloro è del 10% con 19 litri di acqua.
Attenzione all’uso di questi prodotti chimici
Trattandosi di prodotti chimici occorre seguire le indicazioni riportate in etichetta e i consigli dell’ISS, e soprattutto evitare di mescolare la candeggina con altri prodotti perché potrebbero formarsi sostanze tossiche per contatto e per inalazione. Parimenti, sottoprodotti potenzialmente pericolosi potrebbero formarsi a seguito dell’interazione fra il principio disinfettante e il materiale organico presente nell’ambiente.
Dalla ricerca un’alternativa sostenibile
Molti meno problemi in termini di produzione di sostanze pericolose dà invece l’acqua ossigenata (perossido di idrogeno acquoso al 3%), reperibile in farmacia: rispetto alle altre soluzioni disinfettanti, un suo eccesso «si degrada rapidamente in acqua e ossigeno gassoso senza generare inquinanti ambientali di rilievo», afferma Matteo Guidotti, ricercatore dell’Istituto di scienze e tecnologie chimiche «Giulio Natta» del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Scitec) e coordinatore della ricerca condotta in collaborazione con l’Ospedale Luigi Sacco di Milano e pubblicata sulla rivista statunitense ACS Chemical Health and Safety.
Poiché l’acqua ossigenata sia efficace contro il Covid-19 è necessaria l’aggiunta di un additivo molto economico che ne modifichi il pH: l’acido citrico o, in alternativa, quello acetico. In questo modo, continua il ricercatore, «è possibile esaltare l’azione di inattivazione del coronavirus da parte del perossido di idrogeno diluito e avere una riduzione di più del 99,99% della carica virale in 5 minuti». Anche i test con il percarbonato di sodio lasciano ben sperare in termini di efficacia, con il vantaggio di un prodotto più stabile nel tempo.