Exochorda racemosa dai candidi fiori, un arbusto da piantare tra novembre e febbraio

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la Redazione
27 ottobre 2022

Se avete deciso di piantare in giardino un arbusto da fiore, non concentratevi subito sulle solite e pur belle forsizie, magnolie a fogliame caduco e ortensie, ma provate a rivolgere la vostra attenzione ad arbusti meno conosciuti, ma sempre interessanti sia per la vistosa fioritura che per il bel fogliame

L’Exochorda racemosa (famiglia delle Rosacee) è una specie poco conosciuta, ideale da coltivare per la sua rusticità nel giardino di campagna. Fiorisce tra la metà di aprile e l’inizio di maggio, regalando una moltitudine di fiorellini bianchi.

Le foglie sono semplici, lunghe 6-8 cm, alterne e caduche, di forma ovale, con margine liscio e di un bel colore verde chiaro, acuminate alla punta; in autunno, prima di cadere, si tingono di giallo.

I fiori, riuniti in mazzetti di 6-8 unità, sono di un bel colore bianco puro e appaiono tra la metà di aprile e l’inizio di maggio. I fiori, a cinque petali e del diametro di 2,5-3 cm, ricordano, almeno nella forma, quelli dell’arancio, senza però averne lo stesso intenso profumo. La fioritura di Exochorda racemosa è abbondante e spettacolare: la pianta appare infatti come una nuvola bianca, con i rami incurvati sotto il peso dei fiori. I boccioli, tondi e leggermente schiacciati, ricordano una perla, per questo motivo Exochorda racemosa è comunemente conosciuta nei Paesi anglosassoni come «pearlbush», cioè arbusto di perle.

Messa a dimora, dove e quando

Exochorda racemosa esige posizioni di pieno sole (in modo che possa regalare un’abbondante fioritura e che il fogliame possa assumere in autunno la sua tipica colorazione giallastra) e riparate dai venti forti. Sopporta molto bene il gelo, sino ai –20 °C; per questo motivo la si può coltivare in tutta Italia.

Riguardo al terreno, Exochorda racemosa predilige suoli fertili e profondi, acidi o leggermente acidi (pH compreso tra 5 e 6,5); non tollera invece i suoli calcarei, dove può soffrire di clorosi, cioè dell’ingiallimento delle foglie per l’impossibilità di assorbire ferro dal terreno.

Il periodo più idoneo per metterla a dimora va da novembre a febbraio, al fine di favorire un buon attecchimento e una pronta ripresa vegetativa primaverile. Questa indicazione vale naturalmente per una pianta in zolla. Nel caso di un esemplare coltivato in contenitore (vaso o mastello), è possibile effettuare la messa a dimora praticamente tutto l’anno; operando in questo modo occorre seguire la pianta durante il periodo primaverile-estivo con irrigazioni costanti.

Al momento della messa a dimora, prima di posare la pianta nella buca d’impianto occorre predisporre sul fondo – per un esemplare di 1,5 metri di altezza la buca deve essere profonda 40-50 cm e larga 50-60 cm – 5-10 kg di stallatico ben maturo, da coprire con uno strato di terra dello spessore di circa 10 cm, in modo che fornisca alla pianta i nutrienti necessari per i primi due anni dall’impianto.

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