Le giovani foreste amiche dell’ambiente e della biodiversità

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la Redazione
15 maggio 2023

Nel 2022 la World biodiversity association onlus propone i nuovi protocolli di certificazione «Biodiversity Friend® Forest» e «Biodiversity Friend® Forest-young» per la tutela della biodiversità e dei servizi ecosistemici delle foreste

Le foreste e la crisi della biodiversità

I naturalisti stimano che almeno due terzi delle specie della Terra vivano nelle foreste tropicali. Tuttavia, secondo la Fao (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura), nell’ultimo decennio circa 500.000 km quadrati di foreste (pari alla superficie della Svezia) sono stati distrutti per far posto a nuove coltivazioni o a pascoli per l’allevamento.

Secondo la comunità scientifica ogni anno migliaia di specie sono condannate all’estinzione a causa della distruzione delle foreste tropicali.

Inoltre, la crisi ambientale (non legata solo alla deforestazione) che si sta palesando da almeno 50 anni con intensità crescente, ha determinato un incremento progressivo delle emissioni di anidride carbonica in atmosfera (circa 40 miliardi di tonnellate all’anno), con conseguente aumento della temperatura media globale.

Alcune misure da adottare quanto prima

Sono due le azioni più importanti da attuare in tempi rapidi per evitare il peggio: arrestare la distruzione delle foreste tropicali e ridurre la concentrazione di anidride carbonica in atmosfera mediante l’abbattimento delle emissioni e tramite interventi mirati di forestazione per favorire il sequestro del carbonio atmosferico.

Negli ambienti terrestri, infatti, sono proprio gli ecosistemi forestali a registrare i livelli maggiori di stoccaggio di anidride carbonica, grazie alla loro attività fotosintetica e all’accumulo di carbonio nei tessuti legnosi.

L’Italia, anche se in ritardo rispetto ad altri Paesi europei, ha recentemente emanato il cosiddetto «Decreto Clima» del 14 ottobre 2019 (Dl n. 111 convertito, con modificazioni, dalla legge 12 dicembre 2019, n. 141), che all’art. 4 propone un programma sperimentale di messa a dimora di alberi e per la creazione di foreste urbane e periurbane nelle città metropolitane.

Sempre l’art. 4 definisce le modalità di progettazione degli interventi, specificando chiaramente che i progetti devono perseguire tre principali obiettivi:

  • tutelare la biodiversità per garantire la piena funzionalità degli ecosistemi;
  • aumentare la superficie e migliorare la funzionalità ecosistemica delle infrastrutture verdi;
  • migliorare la salute e il benessere dei cittadini.

world-biodiversity-association-biodiversity-friend-forestWorld biodiversity association e lo standard «Biodiversity Friend®»

Nel 2010, dichiarato dall’Onu (Organizzazione delle Nazioni Unite) «Anno internazionale della biodiversità», il Wba, World biodiversity association (associazione no profit impegnata nella conoscenza e conservazione della biodiversità in Italia e nel mondo) ha proposto «Biodiversity Friend®». Si tratta di uno standard di certificazione avente l’obiettivo di favorire la conservazione della biodiversità in agricoltura e di indirizzare la produzione agricola verso un nuovo modello di sostenibilità ambientale, sociale ed economica.

Lo standard è costituito da 10 azioni che rappresentano il «decalogo» della sostenibilità in agricoltura (vedi il sito biodiversityassociation.org).

Protocollo standard «Biodiversity Friend® Forest»

Già nel 2011 (dichiarato dall’Onu «Anno internazionale delle foreste»), il comitato scientifico internazionale di Wba aveva discusso sulla necessità di predisporre un protocollo standard per offrire ai proprietari di aree forestali uno strumento in grado di valutare le loro performance gestionali in relazione alla conservazione della biodiversità e dei servizi ecosistemici.

Nel 2022, dopo anni di studi e collaborazioni con enti del settore, Wba ha concluso l’iter per la messa a punto del nuovo standard, denominato «Biodiversity Friend® Forest». Si tratta di un protocollo in grado di valutare, attraverso un set definito di indicatori, l’impatto delle attività selvicolturali sulla biodiversità e sui servizi ecosistemici di boschi cedui e fustaie, considerando la conservazione della biodiversità il cardine sul quale fondare il mantenimento degli equilibri ecologici in foresta.

La conservazione della biodiversità, infatti, non può essere considerata alla stregua di un semplice servizio ecosistemico, ma rappresenta la condizione necessaria e il fondamento su cui si reggono tutte le funzioni ecosistemiche di una foresta, dalla conservazione del suolo allo stoccaggio del carbonio, dalla depurazione di aria, acqua e suolo, alla sua fruibilità turistico-ricreativa e igienico-sanitaria. In questa prospettiva, il protocollo «Biodiversity Friend® Forest» rappresenta un’integrazione fondamentale ai percorsi di certificazione di gestione sostenibile delle foreste già esistenti, per rimarcare la necessità di garantire la conservazione della biodiversità e dei servizi ecosistemici nei processi di utilizzazione dei soprassuoli boschivi.

«Biodiversity Friend® Forest» è anche un’opportunità per i proprietari e i gestori di foreste per verificare le loro performance ambientali (in termini di conservazione della biodiversità) e comunicarle ad altri, alle comunità e alla società civile. L’obiettivo più importante di medio periodo, tuttavia, è quello di guidare il mercato del legno e dei suoi derivati verso una prospettiva di sostenibilità ambientale dei prelievi legnosi e garantire alle generazioni future la preservazione della risorsa, dal punto di vista sia produttivo che ecologico.

In futuro, l’adozione di procedure gestionali attente alla conservazione della biodiversità e dei servizi ecosistemici, sia nei boschi ad alto fusto sia nei boschi cedui, sarà un prerequisito necessario per qualsiasi tipo di utilizzazione boschiva. Nel protocollo «Biodiversity Friend® Forest», la conservazione della biodiversità e dei servizi ecosistemici vengono valutati attraverso indicatori che riguardano la conservazione del suolo, la giacitura, la struttura del popolamento, il tipo di trattamento selvicolturale, il grado di copertura del suolo e gli indici di biodiversità di suolo, acqua e aria.

Certificazione «Biodiversity Friend® Forest-young»

Il nuovo protocollo «Biodiversity Friend® Forest», oltre a riguardare boschi cedui e fustaie, contiene un modulo specifico chiamato «Biodiversity Friend® Forest-young», per la certificazione di nuove formazioni forestali realizzate secondo i principi della gestione sostenibile e della tutela della biodiversità.

I criteri da seguire rappresentano uno strumento importante e innovativo per la rinaturalizzazione su scala locale di aree marginali e degradate o di ex coltivi, mediante interventi a ridotto impatto ambientale e che prevedono la minima emissione di gas climalteranti (cioè responsabili dell’effetto serra).

I principali obiettivi

In un bosco certificato «Biodiversity Friend® Forest-young» lo scopo prioritario non è quello di realizzare un sistema con prevalente funzione produttiva, ma di ricreare, nel tempo più breve possibile, una formazione forestale in grado di autosostenersi dal punto di vista ecologico, in sintonia con le caratteristiche pedoclimatiche del luogo, e di garantire i massimi livelli di stoccaggio di anidride carbonica. Questo nuovo approccio prevede la creazione all’interno dell’area d’intervento di una gran quantità di nicchie ecologiche in grado di ospitare il maggior numero possibile di organismi e di costituire complesse reti alimentari. La funzione prevalente delle nuove formazioni sarà, dunque, quella ambientale.

Tuttavia, lo standard consente comunque di destinare parte della superficie a finalità produttive e che, a maturità, la formazione possa essere sottoposta a limitati prelievi di porzioni di soprassuolo mediante tagli a scelta.

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Impianto di 5.000 metri quadrati di bosco nell’azienda della sede di Buttapietra (VR) dell’Istituto Stefani-Bentegodi, secondo i principi dello standard «Biodiversity Friend® Forest-young». Si noti l’elevata densità del sesto d’impianto e la distribuzione non regolare delle piantine. In questo caso il terreno ricco di scheletro è stato sottoposto a una leggera fresatura.

I criteri da rispettare

Fino a oggi la realizzazione e la manutenzione di nuovi impianti forestali hanno seguito modelli ispirati all’agricoltura tradizionale: diserbo, lavorazioni del terreno, concimazioni e sesti d’impianto in grado di permettere la manutenzione meccanizzata, sono stati concepiti in passato come pratiche agricole necessarie a garantire il «successo» dell’impianto.

Come descritto di seguito, la certificazione «Biodiversity Friend® Forest-young» si basa su principi che limitano al minimo gli impatti sulle componenti viventi e non viventi.

Protezione degli ecosistemi forestali esistenti. Boschi, aree umide, prati aridi e altri habitat naturali devono essere rispettati e protetti prioritariamente rispetto ai nuovi impianti. Per esempio, non sono certificabili superfici destinate a rimboschimenti compensativi (cioè realizzati per compensare l’eliminazione di foreste con lo scopo di ottenere terreni coltivabili).

Tutela del suolo e aumento della biodiversità. La protezione della struttura del suolo deve essere garantita, per cui i nuovi impianti devono essere realizzati cercando di evitare il diserbo chimico, le arature, le ordinarie lavorazioni superficiali del suolo e le concimazioni (in caso di eccessiva carenza di sostanza organica sono ammesse letamazioni). La complessità ambientale del nuovo impianto sarà favorita attraverso la creazione di nicchie ecologiche diverse e contigue.

Sesto d’impianto casuale e densità elevata. L’impianto di un bosco secondo i principi del nuovo standard non prevede sesti d’impianto particolari per cui le piantine – appartenenti a specie arboree e arbustive autoctone – saranno collocate seguendo una disposizione casuale, come accade nei boschi naturali. Ogni pianta sarà dotata di un tutore, di uno shelter e di pacciamatura biodegradabili (per esempio di cartone).

L’elevata densità d’impianto iniziale (pari a circa 1.500-2.000 piantine per ettaro) consentirà anche di evitare le successive e onerose operazioni di sostituzione degli esemplari che non hanno attecchito.

Creazione di corridoi ecologici con vegetali già presenti. I nuovi impianti dovranno collegarsi con formazioni vegetali già esistenti, favorendo l’espansione di specie arboree e arbustive autoctone e limitando la diffusione di quelle alloctone, se presenti.

Utilizzo di diversi metodi di propagazione. Per raggiungere livelli di copertura elevati in tempi ridotti è necessario tutelare eventuali esemplari di specie autoctone già presenti nell’area e provvedere alla messa a dimora di quantità idonee di piantine forestali.

A tale scopo occorre procedere alla contemporanea semina di specie fittonanti, a rapida germinazione e accrescimento come, per esempio, querce (Quercus spp.), tigli (Tilia spp.) e aceri (Acer spp.), preferibilmente provenienti da boschi presenti nelle vicinanze.

Utilizzo di materiale vivaistico certificato. Il materiale vivaistico utilizzato (semi, semenzali e trapianti) deve essere esclusivamente di specie autoctone, preferibilmente di provenienza regionale, da boschi inseriti nel Registro dei boschi da seme italiani, e dotato di tutte le certificazioni e requisiti fitosanitari previsti dalla legge.

Utilizzo di materiali biodegradabili. Tutti i materiali impiegati nelle operazioni di impianto e successiva manutenzione (pacciamature, legacci e materiali impermeabilizzanti per la creazione di aree umide) devono essere biodegradabili al 100%.

Gestione sostenibile e condivisa del nuovo impianto. Se i boschi sono di proprietà pubblica, la realizzazione degli interventi può prevedere azioni di coinvolgimento e di condivisione nella gestione sostenibile del giovane bosco, in particolare rivolte alle scuole, alle associazioni del territorio, ai giovani e all’intera comunità.

Azioni di monitoraggio e uso didattico-sociale. Nell’area del nuovo impianto, sia prima che dopo l’opera, possono essere realizzate anche attività di monitoraggio della qualità ambientale coinvolgendo, ove possibile, la comunità locale.

Utilizzo di tecniche colturali che minimizzano le emissioni di gas climalteranti. Tutti gli interventi sono mirati a massimizzare lo stoccaggio di anidride carbonica e a minimizzare le emissioni di gas climalteranti prodotti nel corso degli interventi di impianto e manutenzione.

A tale scopo vanno limitate le lavorazioni meccaniche (per evitare compattazione del suolo, inquinamento da polveri sottili e di tipo acustico) a favore di interventi manuali, preferibilmente eseguiti da un «custode» forestale.

La figura del custode forestale

I primi anni di sviluppo del bosco, soprattutto in impianti di elevata estensione, potranno essere guidati da una figura in grado di seguire e/o coordinare questa fondamentale fase di crescita.

A questo scopo lo standard «Biodiversity Friend® Forest-young» prevede la figura del «custode» forestale; il suo compito sarà quello di seguire l’accrescimento del bosco e, in particolare nei primi anni, di intervenire periodicamente per garantire tempestivi interventi in caso di necessità (irrigazioni di soccorso, diserbi meccanici localizzati, spollonature, potature ecc.).

La gestione «manuale» del bosco consentirà di eliminare gli impatti legati alle emissioni di gas climalteranti dovuti all’uso di macchine agricole, oltre a evitare la compattazione del suolo dovuta al passaggio di mezzi pesanti. Tutte le operazioni di manutenzione saranno effettuate avendo cura di utilizzare strumenti con impatto ambientale minimo (attrezzi manuali, decespugliatori e seghetti a batteria ecc.).

La figura del custode forestale prevede una formazione specifica mediante la frequentazione di un corso (tenuto dai tecnici forestali di Wba) nel quale saranno trattati i seguenti argomenti: botanica generale, sistematica e forestale, l’ecosistema bosco, ecologia generale e forestale, selvicoltura e funzioni del bosco, parametri forestali (composizione, densità, forma di governo, trattamento e struttura), gestione forestale sostenibile, servizi ecosistemici, conservazione della biodiversità e zoologia forestale.

Gianfranco Caoduro
Dottore forestale e Presidente onorario di World biodiversity association onlus

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